Il dono della cultura contadina
Ho sempre criticato chi parla troppo. Chi si sforza di usare troppi termini per descrivere il mondo, chi spreca troppo tempo a pensare o a parlare di se stesso…
Una delle principali miserie del nostro tempo è l’eccessivo uso della parola. Leggiamo giornali impastati di opinioni e ormai privi di notizie, facciamo e spesso ripetiamo, retoriche inutili sulla politica, sulla vita, il mondo e le religioni: litighiamo, siamo confusi ed impauriti in una frastornante società che da sola si stupra con riflessioni e discussioni irrilevanti sulla realtà e sulla sua esistenza.
Viviamo un mondo inutilmente complesso, dove le parole sono prive di contenuti e la conoscenza non genera più nuova saggezza.
Il vero segreto è nella semplicità delle cose e non in come le cose te le vengono a raccontare. Spesso mi torna nella mente la cultura dei nostri contadini, i loro proverbi e la loro forza. La giusta misura tra sintesi, semplicità e conoscenza che ogni scrittore, filosofo e giornalista moderno dovrebbe cercare nel comunicare saggezza al frenetico e superficiale mondo di oggi.
Perché le parole confondono; a tal punto da non distinguere piú il bene dal male, il colpevole e l’innocente, il prete dal mago; le mignotte dalle “donne emancipate”.
Per i contadini era molto più semplice; le cose erano chiare, loro guardavano alla sostanza, ai risultati: usavano poche e semplici regole che funzionavano. Erano volutamente “ignoranti” nel senso che non glie ne fregava un cazzo di tutto il contorno, guardavano solo le premesse, gli effetti e i risultati; guardavano la natura e ne erano parte. Applicando uno stupido ma perfetto metodo scientifico avevano una limitata ma completa visione del mondo.
Allora ripenso alla mia natura contadina, ai miei nonni mezzadri, ai porci da mangiare e la terra da coltivare. Penso al nostro benessere, a quanto ci costi mantenere un mondo che ogni giorno ci riempie la pancia di parole.
Il dono che ci ha lasciato la civiltà contadina è di una ricchezza enorme . La concretezza negli affari, nel lavoro e nella vita: il maturare saggezza semplicemente osservando la terra.
Tutto sarebbe molto più semplice se fossimo in grado di capire gli errori di fondo delle nostre vite e della società con cui siamo costretti a rapportarci. Dovremmo essere tutti più “ignoranti” in questa vita e curare in primo luogo le nostre cose, quelle importanti: la famiglia, la casa e lo stomaco. Sono un’ignorante, un cafone un contadino e sono contento di ritenermi più furbo di quei quattro cialatani con cui ho a che fare.